
13 Mar CASO CLINICO: UN RAMP-UP COMPLICATO – Risultati e commento al sondaggio
Ringraziamo come sempre tutti per aver partecipato numerosi al sondaggio!
Dai risultati di questa survey emerge la necessità di ottimizzare la gestione del venetoclax ed eventuale immunoterapia associata, in presenza di tossicità durante la fase di ramp-up.
Nei primi due scenari infatti i votanti si sono ripartiti quasi perfettamente a metà tra chi sospenderebbe il venetoclax e chi invece continuerebbe il farmaco, con una nota di maggiore cautela in caso di concomitante piastrinopenia (48% vs 49% nel primo; 56% vs 43% nel secondo). A questo proposito bisogna ricordare che di fronte ad una neutropenia G3 senza febbre, isolata o associata a piastrinopenia G2, è consigliato somministrare G-CSF (anche a intermittenza per mantenere target N > 1000/mmc) e comunque proseguire Venetoclax, completando il ramp-up fino a dose target.
È interessante notare che anche nell’ultimo scenario, quando il ramp-up con venetoclax è già completato e la neutropenia G3 si presenta in prossimità della somministrazione della II dose di rituximab, non solo la metà circa sospenderebbe venetoclax (46%) ma la maggior parte (il 75%) rimanderebbe la somministrazione di rituximab.
In generale nei primi mesi di trattamento con schemi di terapia venetoclax-based è consigliabile cercare di proseguire il ramp-up fino al raggiungimento della dose target evitando, laddove possibile, interruzioni del trattamento, da riservare a casi di neutropenia febbrile e/o almeno di grado 4 e/o non responsivi al supporto con G-CSF. Questo si associa ad una più rapida clearance del midollo e quindi un più rapido recupero delle conte periferiche. Per quanto riguarda il rituximab è auspicabile che il posticipo, per quanto comprensibile ma non indispensabile, non comporti una mancata somministrazione della dose.
Grazie ancora della Vostra partecipazione!
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