
12 Set CASO CLINICO: TRATTAMENTO PRIMA LINEA PAZIENTE FIT – Risultati e commento al sondaggio
Qualcuno dalla spiaggia, qualcuno dalla corsia, grazie di cuore ai numerosi partecipanti al sondaggio per le loro risposte!
Il caso di Maddalena, giovane ma non giovanissima paziente con CLL, poche comorbidità ed un profilo biologico favorevole, in effetti ci appassiona.
L’anemia, con Hb <10 g/dl in assenza di cause diverse dalla patologia oncoematologica, rappresenta un criterio condiviso per iniziare la terapia, ma alla prima domanda (riconosciamolo, un po’ trabocchetto) 3 partecipanti su 4 decidono di iniziare un trattamento (poco più del 20% con chemioimmunoterapia, circa il 55% con targeted agents) senza valutare la presenza/assenza della mutazione di TP53!
A parte che, come uno scivolone su una buccia di banana (immaginiamo quanti di Voi nel passare alla domanda #2 abbiamo pensato “Nooo, lo sapevo”), per chi ha scelto le targeted therapies la scelta potrebbe anche essere interpretata come un segnale che, dove la chemioterapia non è più un’ opzione sul tavolo, anche i parametri biologici tradizionali perdono la loro rilevanza.
Però ricordate: 1) è troppo presto per dirlo ; 2) per il 20% di colleghi che ha scelto FCR o BR, segnaliamo che circa un 5% dei pazienti che non ha la del(17p) è portatore della mutazione di TP53 e la mutazione isolata ha comunque un analogo significato sfavorevole nella risposta alla chemioimmunoterapia, che va evitata in questa categoria di pazienti.
Circa un 15% dei votanti decide infatti di procedere con ulteriori esami, tra cui un ruolo preminente è svolto dalla valutazione delle aberrazioni di TP53, seguite dal work-up cardiologico e dagli esami di stadiazione della malattia pre-trattamento cioè la TC e la valutazione midollare.
La domanda #2 fornisce perciò i dettagli di questi accertamenti: si conferma l’assenza di aberrazioni di TP53 e il midollo mostra un infiltrato massivo di linfociti CLL, l’emoglobina nel frattempo cala ulteriormente a 9.1 g/dl. A questo punto la maggioranza concorda sulla necessità di iniziare una terapia ma la scelta su quale strategia sia la migliore si fa dibattuta: quasi il 40% propende per una terapia fixed duration con venetoclax + obinutuzumab, il 26% prescrive un inibitore di BTK, il 18% FCR ed all’ultimo posto si posizionano i sostenitori di BR (9%). Ovviamente non esiste una scelta giusta e tutte le opzioni terapeutiche elencate hanno delle motivazioni valide per essere selezionate.
Forse sulla base dei dati dei recenti congressi internazionali, l’opzione chemo-free e di durata fissa con venetoclax + obinutuzumab acquista fascino, mentre BR, considerando l’età <65 anni e l’assenza di comorbidità, perde davvero il suo smalto.
Grazie ancora della Vostra attiva partecipazione.
No Comments