
03 Apr CASO CLINICO: OBINUTUZUMAB ADVERSE EVENTS – Risultati e commento al sondaggio
Vi ringraziamo ancora una volta per aver risposto numerosissimi!
Dai risultati di quest’ultimo sondaggio emerge un certo grado di eterogeneità nella gestione degli effetti avversi correlati alla somministrazione di Obinutuzumab.
Si coglie un atteggiamento di estrema cautela in quanto circa l’80% si sente in dovere di agire in maniera aggressiva fino addirittura al ricovero ospedaliero. A differenza del Venetoclax, dove lo schema di gestione è ben codificato con ramp-up e idratazione, per l’Obinutuzumab non esistono raccomandazioni specifiche eccetto la premedicazione immediatamente precedente dell’infusione. Questo suggerisce la necessità di una standardizzazione delle strategie preventive delle reazioni infusionali/TLS associate.
Dopo una reazione infusionale di grado 2, caratterizzata da brivido scuotente, desaturazione e ipotensione, due terzi dei partecipanti sospenderebbe la somministrazione per poi riprenderla alla normalizzazione dei parametri vitali, più correttamente ad una velocità dimezzata (41%) oppure alla medesima velocità (26%). Viceversa, un terzo dei rispondenti al sondaggio sospenderebbe interamente la prima somministrazione (18%) o addirittura interromperebbe definitivamente il trattamento (13%). E’ opportuno ricordare che l’interruzione definitiva del trattamento è prevista solo in caso delle IRR pericolose per la vita (CTCAE grado 4). Negli altri casi, è sufficiente sospendere momentaneamente l’infusione per poi riprenderla alla risoluzione dei sintomi a velocità dimezzata.
A seguito della comparsa di piastrinopenia grado 2, la maggior parte dei partecipanti proseguirebbe la terapia anticoagulante invariata monitorando accuratamente l’andamento della conta piastrinica, proseguendo (39%) o sospendendo temporaneamente (19%) l’infusione di Obinutuzumab.
In effetti, la maggioranza delle piastrinopenie in corso di Obinutuzumab, isolate o associate a coagulopatia subclinica, si risolvono spontaneamente nell’arco di 24-48 h. Pertanto, un accurato monitoraggio dell’emocromo può permettere di mantenere l’intensità di dose del trattamento anche per gradi 3 e 4.
Per approfondimenti sulla gestione della terapia anticoagulante nei pazienti ematologici vi consigliamo di consultare le specifiche raccomandazioni EHA e GIMEMA: Falanga A, et al. HemaSphere 2022. Napolitano M. et al., Blood Transfus 2019).
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